Ricordanze e altri scritti by Luigi Settembrini

Ricordanze e altri scritti by Luigi Settembrini

autore:Luigi Settembrini [Settembrini, Luigi]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Utet
pubblicato: 2013-04-17T22:00:00+00:00


1. Bizantini.

2. Gaeta dal 731 ottenne l’autonomia nei confronti di Bisanzio.

3. Stefano X, che era stato monaco benedettino.

4. Nave da carico.

L’ergastolo

Chi si avvicina a Santo Stefano vede da mare sull’alto del monte grandeggiare l’ergastolo, che per la sua figura quasi circolare sembra da lungi una immensa forma di cacio posta su l’erba. Il gran muro esterno, dipinto di bianco e senza finestre, è sparso ordinatamente di macchiette nere, che sono buchi a guisa di strettissime feritoie, che dànno luogo solo al trapasso dell’aria. Per iscendere sull’isola si deve saltare su di uno scoglio coperto d’alga e sdrucciolevole. Cominciando a salire per una stradetta erta e scabra, si trova in prima una vasta grotta, nella quale il provveditor dell’ergastolo1 suol serbare sue provvigioni; poi montando più su si vede il dosso del monte industriosamente coltivato. Sino a pochi anni addietro l’isola era tutta selvaggia ed aspra: ora è coltivata, tranne una ghirlanda intorno, dove tra gli sterpi e le erbacce pascono le capre pendenti dalle rocce, sotto di cui si rompe il mare e spumeggia. Su la parte più larga e piana del monte sorge l’ergastolo. Non si può dire che tumulto d’affetti sente il condannato prima di entrarvi: con che ansia dolorosa si sofferma e guarda i campi, il verde, le erbe e tutto il mare, e tutto il cielo, e la natura che non dovrà più rivedere; con che frequenza respira e beve per l’ultima volta quell’aria pura; con che desiderio cerca di suggellarsi nella mente l’immagine degli oggetti che gli sono intorno. Fermato innanzi la terribile porta vede una strada lunga un cento cinquanta passi, in capo della quale un casolare fabbricato sulle rovine della villa di Giulia; e vicino a questo un recinto di mura con una croce che è il cimitero de’ condannati. Se gli è permesso di camminare un poco verso la sinistra dell’ergastolo vede una casetta del tavernaio divenuto coltivatore dell’isola, ed un’altra stradetta più malagevole della prima, per la quale con l’aiuto delle mani e dei piedi scen-desi al mare. E null’altro vede, perché null’altro v’è fuori che il mare, ed il cielo, e le isole lontane, e il continente più lontano ancora, a cui vanamente il misero sospira.

Un’edifizio di forma quadrangolare sta innanzi l’ergastolo, e ad esso è unito dal lato posteriore. Il lato anteriore o la facciata di questo edifizio ha due torrette agli angoli, ha cinque finestre, ed in mezzo una trista porta guardata da una sentinella: su la porta sta scritto questo distico:

Donec sancta Themis scelerum tot monstra catenis

vincta tenet, stat res, stat tibi tuta domus.

«Finché la santa Legge tiene tanti scellerati in catene, sta sicuro lo stato, e la proprietà». Parole non lette o non capite dai più che entrano, ma che stringono il cuore del condannato politico e lo avvertono che entra in un luogo di dolore eterno, fra gente perduta, alla quale egli viene assimilato. Bisogna avere gran fede in Dio e nella virtù per non disperarsi. Varcata la porta ed un androne si entra in



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